Il progetto scuola è giunto ormai al suo secondo anno, però in questo articolo vorremmo raccontare come è nata questa idea e rendere omaggio a chi ha messo a disposizione la sua esperienza ed il suo tempo. Il professore Claudio Morandi, venuto a mancare qualche settimana dopo questa intervista, aveva lavorato per anni nella Scuola Cristoforo Colombo di Buenos Aires, nel Centro Culturale di Olivos, nella Scuola Leonardo da Vinci de la Plata e anche nella Scuola Italiana di Montevideo, sia come professore sia come preside. Vi invitiamo a leggere queste preziose indicazioni, scritte da un docente che pur soffrendo già di un grave male non ha esitato un attimo a raccontare la sua carriera per aiutare un Comites di oltreoceano a creare un progetto sulla scuola.

Che tipo di scuole esistono all’estero?
“Ci sono varie tipologie di scuole italiane all’estero, ci sono scuole italiane statali che hanno sede all’estero (Parigi, Madrid, Barcellona, Addis Abeba…), queste dipendono direttamente dal MIUR e dal MAECI e tutti gli insegnanti sono mandati dall’Italia dal Ministero, ma costituiscono la minoranza delle scuole italiane all’estero.
Ci sono scuole locali che incorporano l’italiano e alcune discipline in italiano e mandano i loro alunni, per lo meno quelli che lo desiderano, ad affrontare come privatisti gli esami di Stato presso una scuola italiana paritaria per ottenere il diploma con validità in Italia e in Europa. Ovviamente sono scuole che sono inserite nella struttura educativa locale e che alla fine del corso di studi offrono un diploma valido nel paese in cui sono. Gli insegnanti di italiano, in questo caso non hanno l’obbligo di avere un diploma o una abilitazione riconosciuta dall’Italia.
Ci sono infine le scuole ITALIANE PARITARIE (private) che costituiscono la maggioranza. Si tratta di scuole rette da Associazioni di Genitori o di Imprenditori, senza fine di lucro, private e a cui il Governo Italiano, riconoscendo che ottemperano a tutti i requisiti legali (e non sono pochi!), concede il titolo di PARITA’ rispetto alle scuole metropolitane, per tale ragione manda insegnanti di ruolo dall’Italia, che abbiano superato il concorso di ammissione, ad insegnare in queste scuole, ovviamente si tratta di insegnanti di materie fondanti, Italiano (Latino neri licei), Storia, Filosofia, Matematica, Fisica e poche altre materie in quanto gli altri docenti possono essere reperiti in loco, per quanto debbano ugualmente possedere dei requisiti specifici (laurea italiana con esami che attestino la conoscenza e la possibilità di insegnamento della materia a cui aspira, abilitazione all’insegnamento per la stessa materia o più). Queste scuole hanno il pregio di essere inserite nella struttura educativa del paese in cui nascono e quindi di offrire titoli spendibili in loco, ma in più svolgono il curricolo della scuola italiana contemporaneamente dipendendo da un Dirigente Scolastico inviato dal MAECI e che risiede nel Consolato italiano o nell’Ambasciata e che ha il compito di sorveglianza, guida e consiglio nella direzione della scuola.”


Ci può raccontare la sua esperienza?
“La mia esperienza è stata proprio questa, cioè di lavorare in queste tipologie di scuole in cui ho avuto come alunni figli o nipoti di italiani, argentini o uruguaiani tout court, alcuni di origine spagnola, altri ebrei, altri tedeschi, altri russi, altri armeni,splendida esperienza di integrazione! Credo che sia l’unica strada da percorrere. Perchè allora quelle famiglie hanno scelto la scuola italiana? Sarebbe troppo bello rispondere: per l’amore alla cultura e alla lingua italiana.

Ovviamente c’è chi fa questa scelta per i propri figli in base a queste ragioni, ma si tratta della minoranza. Per essere vincente, la Scuola Italiana all’estero deve essere una SCUOLA DI QUALITÁ, deve competere con quella americana, con la tedesca, con la francese e chi più ne ha più ne metta. Deve dare una salda preparazione culturale, i suoi alunni devono essere dei leader e distinguersi all’università, altrimenti diventa la “scuoletta delle monache”.

Come coordinatore didattico (preside) in alcune di queste scuole, ho avuto un proficuo contatto con i genitori e in sede di iscrizione, raramente mi hanno chiesto se gli alunni studiavano l’italiano, ma costantemente se la scuola prevedeva esami internazionali di inglese e a quali facoltà locali il diploma dava accesso. È chiaro che una scuola ben integrata nel contesto sociale e culturale del luogo ha ben più possibilità di prosperare. Sorge una domanda, ma allora con tante materie locali e con meno di quelle che in Italia avrebbero in italiano nella stessa tipologia di scuola, l’alunno italiano perde in informazione e in approfondimento della propria cultura? Forse, ma acquisisce un plus valore in conoscenza di materie diverse, in contatto con compagni di altre culture e altre lingue, in elasticità mentale e disponibilità al cambio. L’esperienza di tantissimi miei alunni mi conferma che la maggioranza di loro ha costruito un cammino di vero successo in Argentina e in vari paesi del mondo.”


Quale e’ il suo consiglio sul progetto scuola del nostro giovane Comites?
“Il mio consiglio, dunque, se pensate di organizzare una scuola italiana, pensatela all’interno della scuola irlandese, studiate con le autorità scolastiche locali, un curriculum integrato delle discipline irlandesi e di quelle italiane, tale da essere accettato da entrambi i paesi e che dia accesso a titoli validi per entrambi. Questa credo che sia l’unica via. Chiedete l’aiuto del Dirigente Scolastico Italiano presso il Consolato che è l’autorità del governo italiano e con potere di mediazione con le autorità scolastiche locali oltre ad essere un esperto nella formulazione di un curriculum scolastico. Come possa essere utile il contatto con il Comites? Va di per sé che chi conosce la realtà locale e ne può tastare le esigenze, sono proprio i nostri connazionali che vivono e lavorano in loco. Ricordiamo che il Comitato deve avere continui e costanti contatti con le autorità diplomatiche del luogo quindi facilitare tutta la parte burocratica richiesta per organizzare una scuola italiana, ma soprattutto verificare se veramente è un’esigenza sentita e se c’è la volontà politica di intraprendere questa avventura.”

BUONA FORTUNA
A disposizione, con piacere, Claudio Morandi