DUBLINO – Mercoledì 15 ottobre, alle 18:30, la sala Pavilion dell’Istituto Italiano di Cultura è gremita. L’atmosfera è viva, curiosa, densa di attesa. Si presenta “La famiglia multilingue” (Meltemi 2025) di Francesca La Morgia, linguista italiana da anni impegnata nello studio del bilinguismo e nella promozione delle lingue d’origine. È un tema che tocca da vicino migliaia di famiglie italiane in Irlanda e nel mondo: la lingua come eredità, identità, affetto.
Di Francesco Dominoni
Nel contesto della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo 2025, l’incontro si apre alla presenza dell’Ambasciatore Nicola Faganello, accompagnato dalla moglie Franziska Faganello-Feldhoff, e della nuova direttrice dell’Istituto, Michela Linda Magrì, al suo primo incontro ufficiale con la comunità italiana. A fare gli onori di casa è lo stesso Ambasciatore, che sottolinea con un sorriso la familiarità del legame: «Conosco la direttrice da diverso tempo – racconta – ci siamo incontrati a Seul e a Los Angeles».
La Morgia, fondatrice dell’associazione Mother Tongues, intreccia nel suo volume ricerca accademica, esperienze personali e testimonianze di famiglie reali. Analizza come il linguaggio diventi un ponte invisibile tra generazioni e culture, ma anche una sfida quotidiana per chi cresce tra idiomi diversi.
«Come italiana che vive in Irlanda, trovo particolarmente significativo il modo in cui l’autrice unisce scienza e vita vissuta per raccontare le opportunità del multilinguismo intergenerazionale» spiega Emiliana Capurro, presidente del COMITES Irlanda, che aggiunge: «È un grande onore partecipare a questa discussione dedicata a un’opera che affronta con rigore e sensibilità le dinamiche linguistiche e affettive delle famiglie plurilingui di oggi».

Segue Luca Mancinelli, vicepresidente del COMITES, con un ricordo: «Avendo un nonno di madrelingua inglese e uno italiano, ho avuto due versioni diverse della Seconda Guerra Mondiale». Due lingue, due prospettive, un’unica identità.
Il dibattito si anima. Andrea Piccin, primario alla Mater Private Hospital, sottolinea il valore dell’italiano anche nel sistema educativo irlandese: «Sapere l’italiano è un vantaggio: nel Leaving Cert, l’esame finale delle scuole superiori, può valere fino a cento punti. Aggiungo che quanto è stato fatto dal COMITES è oro colato».
Poi la voce di Alessandra Di Claudio, da oltre venticinque anni in Irlanda, madre di una famiglia che parla tre lingue: italiano, inglese e francese: «La molla che mi ha fatto scattare è stata quando ho capito quanto fosse importante facilitare la comunicazione tra i miei figli e i nonni».
La serata si chiude con un brindisi. Ma resta nell’aria un pensiero comune, semplice e profondo: la lingua non è solo un mezzo per parlare, è un modo per appartenere.