Di Francesco Dominoni
La decima edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo si è trasformata in una celebrazione luminosa del Made in Italy e della sua capacità di dialogare con l’Irlanda. Nella cornice suggestiva della Thomas Prior Hall, chef, esperti e istituzioni hanno esplorato il valore delle erbe selvatiche nella tradizione culinaria italiana, mettendo in relazione territorio, innovazione e cultura del cibo.
A guidare il dialogo culturale tra Italia e Irlanda, Michela Linda Magrì, Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Dublino. Con lei abbiamo parlato di cibo, innovazione, identità e del ruolo che il Made in Italy continua a giocare nella percezione internazionale dell’Italia.
Direttrice Magrì, com’è andata la serata?
Benissimo. Non poteva essere altrimenti. La Settimana della Cucina Italiana è un momento fondamentale: celebrare il nostro patrimonio significa anche mettere insieme due Paesi, Italia e Irlanda, attraverso il linguaggio universale del cibo.
Perché il cibo è così centrale nel dialogo culturale?
Perché parlare di food significa parlare di know-how, tradizione, territorio, ma anche innovazione. Il cibo italiano è un’eccellenza riconosciuta e sempre più apprezzata in Irlanda.
Il pubblico irlandese come ha reagito?
Con grande entusiasmo. C’era molta curiosità. L’Irlanda ha un rispetto profondo per la qualità: e l’Italia, su questo, è maestra.
Che cosa ha insegnato l’Italia questa sera?
Ha insegnato il valore dell’autenticità: prodotti veri, identità forte, rispetto per la terra. Ma ha anche imparato.
Che cosa ha imparato?
Le best practices irlandesi sul territorio, sul chilometro zero, sulla sostenibilità. L’Irlanda è molto attenta ai suoi prodotti locali, e questo è un modello replicabile.
Qual è stata la sorpresa più grande del menu?
L’ortica. La conoscevo come pianta, non come ingrediente. Grazie agli chef irlandesi ho scoperto un uso culinario che non immaginavo. Un insegnamento che porterò a casa.
Il radicchio è stato protagonista. Perché?
Perché rappresenta perfettamente il Made in Italy: qualità, storia, tecnica di produzione. È un prodotto che racconta la fatica e la sapienza dei nostri territori.
Che ruolo hanno eventi come questo nel rapporto tra Italia e Irlanda?
Un ruolo chiave. Sono appuntamenti annuali che devono portare nuove idee, nuove forme di collaborazione e una crescente consapevolezza della qualità del cibo come qualità della vita.
Quale potrebbe essere lo slogan della serata?
Love e rispetto. Lo ha detto uno dei relatori irlandesi, e lo condivido completamente. È il cuore della buona cucina e del buon vivere.