Dublino, 18 maggio 2025 – Al The Sugar Club, nel cuore della capitale irlandese, si celebra la cerimonia di fine anno del Progetto Scuola, sostenuto dal COMITES Irlanda con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura.
Un’iniziativa dedicata ai figli dei connazionali residenti in Irlanda, nata per rafforzare il legame con la lingua e la cultura italiana. Tra i protagonisti dell’iniziativa, Anna Floriani, psicologa dello sviluppo e insegnante di ruolo, co-responsabile del progetto. A lei il compito di raccontare la genesi, la crescita e il valore di questa esperienza educativa e culturale.
Dottoressa Floriani, partiamo dalle origini. Quando nasce il Progetto Scuola del COMITES?
“Il progetto prende vita nel febbraio 2022 con una sola classe pilota di seconda elementare. Erano 12 alunni. Oggi, a distanza di tre anni, contiamo 5 classi attive con 14 bambini ciascuna. Una crescita importante, che dimostra quanto fosse sentito, nella nostra comunità, il bisogno di mantenere vivo il legame con la lingua e le radici italiane.”
Cosa rappresenta, oggi, questo progetto per lei e per i genitori coinvolti?
“Non è solo un percorso educativo. È un viaggio nell’identità. Per i bambini, significa crescere con due lingue e due mondi culturali. Per i genitori, è l’opportunità di trasmettere le proprie tradizioni, la propria memoria, in un contesto spesso lontano da casa.”
Perché è così importante, secondo lei, conservare la lingua madre anche vivendo all’estero?
“La lingua è molto più che uno strumento di comunicazione: è legame, storia, famiglia. È il filo che tiene uniti i bambini ai nonni, alle ricette della domenica, alle canzoni di Natale. Coltivarla significa dare ai propri figli la possibilità di conoscere se stessi, e di diventare cittadini più consapevoli e aperti.”
Essere bilingue è ancora oggi un valore aggiunto?
“Non è solo un vantaggio pratico. È un dono. I bambini bilingui imparano a navigare tra due culture, a comprenderle entrambe, e spesso diventano ponti naturali tra mondi diversi. Ma non è un processo automatico: richiede costanza, impegno e supporto.”
Il ruolo delle famiglie è quindi centrale?
“Assolutamente sì. E vorrei ringraziarle una a una. Ogni settimana portano i loro figli a lezione, spesso affrontando distanze e impegni. So bene quanto richieda organizzazione e sacrificio, ma so anche quanta soddisfazione ci sia nel vedere quei figli parlare italiano, imparare la storia d’Italia, stringere amicizie con coetanei che condividono le stesse radici.”
Come valuta l’impegno degli alunni durante l’anno scolastico appena concluso?
“Altissimo. Non parliamo solo di presenza, ma di partecipazione vera: esercizi, disegni, riflessioni, giochi, conversazioni. Il diploma che consegniamo oggi è simbolico, certo, ma rappresenta un percorso reale di crescita, che merita applausi e riconoscimento.”
Un pensiero speciale per il corpo docente?
“Un ringraziamento sincero a Martina, Silvia e Daniela. Sono loro a dare vita ogni settimana a questo progetto, rendendo la classe un ambiente stimolante, accogliente, inclusivo. Il loro lavoro è insostituibile, e il loro entusiasmo contagioso.”
Ci sono altri soggetti che hanno reso possibile tutto questo?
“Certamente. Un grande grazie va anche all’Istituto Italiano di Cultura, che ci ha sempre messo a disposizione gratuitamente l’aula. Un supporto fondamentale che, insieme ai finanziamenti ricevuti, ci ha permesso di ampliare l’offerta e coinvolgere sempre più famiglie.”